venerdì 25 febbraio 2011

Macchè calo!E' un boom della droga!


Contestati i dati del ministro Giovanardi.Sono quasi 500 i tossicodipendenti in carico del Sert nel materano.Ben 223 sono residenti nel capoluogo.

L’Italia è ai vertici della classifica per il consumo di droga , dopo Spagna e Portogallo.La cannabis è tra gli stupefacenti più consumati nel vecchio continente ma la cocaina, al secondo posto per gradimento in Europa, è in testa per numero di decessi, mille nel 2008 e in crescita rispetto agli anni precedenti. Quasi 14 milioni di adulti hanno provato la polvere bianca, 4 milioni l'hanno consumata nell'ultimo anno.Sono invece 75,5 milioni gli europei che hanno provato la cannabis almeno una volta nel corso della loro vita, di questi circa 23 milioni ne hanno fatto uso nell'ultimo anno e circa 4 milioni la consumano quotidianamente o quasi.I dati sono quelli della Relazione 2010 sull’evoluzione del fenomeno della droga in Europa, presentata nel novembre scorso dall’Agenzia europea delle droghe (Oedt) a Lisbona e in contemporanea a Roma.Il rapporto rileva come il consumo di questa sostanza sia strettamente collegato alla frequentazione di ambienti come le discoteche ed all'abuso di sostanze alcooliche.
Un aspetto particolarmente allarmante, evidenziato dal rapporto, è quello di droghe appositamente "progettate" a partire da medicinali esistenti e legalmente circolanti. "La diffusione di medicinali contraffatti, fabbricati e venduti al posto dei prodotti legittimi è un problema crescente. Nel 2009 sono state segnalate al sistema di allarme rapido sostanze basate su lievi modificazioni delle strutture chimiche di medicinali il cui abuso potenziale era noto. La crescita dei nuovi farmaci progettati aggiungerebbe un compito indesiderato alla necessità di evitare il dirottamento e l'abuso di farmaci soggetti a prescrizione medica. È anche un ulteriore esempio del modo in cui l'innovazione sul mercato illegale richieda una risposta energica e unificata in termini di quadri normativi per il controllo dei medicinali e delle droghe. La questione rappresenta una minaccia potenziale più che un problema immediato, ma tenuto conto della velocità alla quale si verificano i nuovi sviluppi in questo campo, è importante anticipare le sfide future. L'idea che in futuro si assisterà a una crescita del numero di nuove droghe basate su prodotti farmaceutici esistenti, ma destinati a un uso non terapeutico, sarebbe particolarmente preoccupante.Trafficanti e spacciatori affinano le tecniche per far circolare la cocaina: prima dell’esportazione introducono cocaina base o idrocloride nei materiali da trasporto, come ad esempio cera d’api, fertilizzanti o tessuti, e poi la estraggono nei laboratori clandestini allestiti nell’Ue: nel 2008 ne sono stati scoperti 25 solo in Spagna. Ma non è solo questo a preoccupare l’agenzia di Lisbona: nel 2008 i decessi collegati al consumo della polvere bianca sono raddoppiati, passando da 500 a mille. Nello stesso anno circa 70 mila europei hanno cominciato a curarsi dalla dipendenza da questa sostanza, circa il 17% di tutti i nuovi pazienti che si sottopongono a trattamento delle tossicodipendenze.«Troppi europei», afferma il direttore dell’Oedt Wolfgang Goetz, «considerano ancora il consumo di cocaina come un accessorio relativamente innocuo di uno stile di vita di successo». Invece, occorre sapere che «non solo il suo consumo può aumentare pesantemente e con rapidità, ma anche che può causare decessi, persino quando l’assunzione è occasionale e le dosi sono basse». In Europa in un anno sono aumentate di 1 milione sia le persone che hanno provato la cocaina che quelle che l’hanno consumata negli ultimi 12 mesi. Sullo specifico fronte italiano, il sottosegretario Carlo Giovanardi, asserendo che i dati Ue sulla crescita del consumo sono vecchi, presenta i suoi sulla presunta riduzione dei consumi e quindi diminuzione dei consumatori, cosi' come li aveva presentati a suo tempo al Parlamento italiano, dati contestati da piu' parti.
In merito interviene Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani, che contesta i dati del sottosegretario Carlo Giovanardi.
"Il proibizionismo non funziona e non conviene provocando immensi costi civili, economici e sociali. E' una forma di repressione sociale di massa che garantisce fiumi di denaro a terrorismo e narcomafie. Solo in Italia, sono oltre 11 i miliardi di euro assicurati alla criminalità dalla droga proibita, mentre quattro milioni sono i consumatori trasformati in criminali, 250 mila gli spacciatori e 28 mila i detenuti per violazione della legge sugli stupefacenti".
Secondo Staderini "non ha alcun senso spendere miliardi di euro per la lotta alla droga quando la stessa Agenzia denuncia la mancanza di risorse per i trattamenti sanitari dei tossicodipendenti". "Il sottosegretario Giovanardi, poi, smetta di vantarsi per dei dati che sono scientificamente fasulli, visto che l'88% del campione della sua indagine non ha risposto alle domande".Ma aldilà delle affermazioni di rappresentanti politici restano i dati del tutto preoccupanti ed inconfutabili soprattutto se si guarda in casa nostra.Se si guardano i dati del Sert potentino e di quello materano, sicuramente ciò che ne emerge non è per nulla rassicurante.
In linea con quanto avviene nel resto del Paese la figura del tossicodipendente è molto cambiata. L’età media degli assuntori di sostanze stupefacenti è calata (oggi la media varia tra i 23 e 29 anni) e sempre più spesso si tratta di poliassuntori (diverse tipologie di droghe) con finalità legata al semplice sballo. Proprio l’elemento età è quello che desta maggiori preoccupazioni perché, accade sempre più spesso, a cadere nella rete della droga (soprattutto di quelle «senza ago» sono i giovanissimi a caccia di emozioni forti. Un segnale forte della rottura di alcuni importanti legami sociali, di un malessere generale della nostra società. L’eroina rimane la sostanza «preferita» dai potentini (oltre 60 per cento degli assuntori sceglie questo tipo di stupefacente) ma anche la cocaina (una volta riservata solo ai benestanti) e le nuove sostanze sintetiche (ecstasy) fanno molta presa aumentando i rischi e alimentando il mercato del malaffare. Riguardo ai «numeri» degli assuntori di droghe nel capoluogo è impossibile essere precisi, sia perché molti «rifiutano» questa etichetta e non si rivolgono al Sert o all’associazioni di volontariato sul territorio sia perchè proprio la presenza di tanti possibili soggetti a cui rivolgersi e la mancanza di coordinamento tra queste impedisce un conto preciso.
Allarmante è ciò che emerge dai dati del Sert di Potenza (riguarda il capoluogo ma anche gli altri comuni dell’hinterland) conferma l’aumento esponenziale degli ultimi anni. Attualmente sono ben 492 i tossicodipendenti prese a carico dal Sert (un aumento di 20 unità rispetto all’anno precedente) e a quanto si apprende dalla relazione annuale dell’ASM di Matera, si rileva che
gli utenti del Servizio Tossicodipendenti provengono per il 75%, equivalente a 369 su 490, dal Distretto di Matera e di questi ben 223 (il 60%) dalla città di Matera.
Controsenso del mercoledi del 22 febbraio 2011

lunedì 14 febbraio 2011

Il mio intervento alla manifestazione dibattito "Donne lucane in movimento:Se non ora Quando?"-Matera, li 13 febbraio 2011


Saluto il parterre e tutti i convenuti a questo dibattito ma lasciatemi soprattutto salutare questo giorno ricco di impegno e di speranze che segnerà un punto fermo nella storia sociale e politica del nostro Paese Italia.

Un Paese offeso e vituperato e che oggi cerca, attraverso le donne gli uomini che scendono in piazza insieme a noi, di riprendersi e di riaffermare i valori etici, morali e sociali di cui si sentono e sono portatori.

Perché esiste questa Italia, che è la parte più grande e fiera del nostro Paese:quella che in silenzio quotidianamente lavora ,di chi un lavoro ancora ce l’ha e fatica e stenta a vivere la quotidianità e a sognare e prospettare e progettare un futuro per sè per i propri figli.

Non è solo colpa della crisi economica, come qualcuno afferma!

C’è una crisi culturale e sociale cui dobbiamo immediatamente porre fine!

C’è una forte drammaticità in tutto questo!

Xkè seppure esiste una società silenziosa fatta di tante donne che ogni giorno portano avanti la propria dignità e combattono per difenderla, assistiamo con sempre più frequenta alla rappresentazione di un’Italietta fatta di svilimento femminile.

Fatta di donne piccole che hanno dimenticato valori come la parità, conquistata attraverso la competenza, il sacrificio e il lavoro, che credono di vincere sulla società maschilista imitandone i meccanismi più aberranti ed inetti.

Sono queste le donne che si ritrovano sconfitte e svilite, schiave di Berlusconi, dell’uomo che per primo non ha rispetto di loro.

Dalle intercettazioni emerge una donna spietata, propensa al ricatto, incline alla vendita di sé, disposta ad accettare sottomissione e schiavitù.

La rappresentanza femminile nel mondo del lavoro e in Parlamento non solo è esigua e scarna, ma appare spesso come il prodotto di favori, quando non di ricatti.

E credo che oggi si sia scesi in piazza per mostrare alle donne quanto siano cadute in basso e ricominciare a fare autocritica.

In tal senso, mi sovviene ciò che è avvenuto l’altro giorno qui in Basilicata, quando mi ritrovo a leggere il comunicato stampa fatto da alcune donne della commissione pari opportunità che prendevano le distanze dalla manifestazione di oggi e invitavano altre donne a non farsi strumentalizzare.

Ho risposto ad una di loro, che comprendevo le ragioni di tale dissenso , eccome se le comprendevo.

Loro abituate e soggiogate dall’umiliante giogo maschilista del loro capo di partito che , ahimè, è il mio capo di mio governo, a sottostare alle sue angherie per non essere messe “fuori”.

Ho risposto ad una di loro che mi sarei aspettata che a quel comunicato stampa ne succedesse un altro, dove, rivendicavano la loro dignità di donna e prendevano atto che un’epoca sta per finire, quella del loro premier,un comunicato dove invitavano altre donne del loro partito a riappropriarsi dei loro ruoli e delle loro dignità dimostrando di essere e fare la politica delle donne di destra e non quella delle donne di Berlusconi.

Perchè bisogna prendere coscienza di tutto questo!

Bisogna capire fino in fondo quanto l’Italia ha bisogno di politica e le ho svelato un mio desiderio:quello di vedere , in un giorno non molto lontano, le donne di questa Italia confrontarsi sui temi e sui problemi reali partendo dalle loro rispettive collocazioni e differenze politiche, per riprenderci il futuro e magari prospettare all’Italia intera che un futuro è ancora possibile.

Ma tutto questo cominciamo a farlo a partire da noi.

Magari ritornando a rileggere la storia del nostro Paese, quella scritta nella Costituzione e che vide per la prima volta, nella storia politica italiana , una donna Tina Anselmi, nel 1976 sedere tra i banchi del Parlamento.

Una storia scritta anche grazie al protagonismo delle 21 donne che per la prima volta nel 46 furono chiamate a far parte della Costituente e altre duemila sedere nei consigli comunali.

Possiamo forse ricercare in quei giorni lontani le tracce del nostro percorso e dei profondi mutamenti che hanno trasformato la società, la famiglia e la storia e che oggi ci chiamano a nuove responsabilità.

Riprendiamoci la politica, e innanzitutto diciamo basta a questo tipo di politica, basta a Berlusconi

riportiamo al centro del dibattito il protagonismo sano dell’essere donne - e uomini - nelle nostre città e nel nostro Paese.

Facciamo in modo che il Parlamento sia un luogo degno di rispetto e che sedersi in quell’aula sia il risultato del merito e del valore e non il simbolo della vergogna.

Torniamo a parlare dei gravi problemi che attanagliano l’Italia e non delle cronache sessuali che distolgono da una crisi che ci sta soffocando.

E facciamolo riconquistando il popolo e combattendo il berlusconismo inperante da quasi un ventennio, riformando le coscienze a intensificando i momenti di formazione politica e culturale delle nuove generazioni e di una nuova classe dirigente.

E dobbiamo farlo cominciando a richiamare tutti gli amministratori e rappresentanti delle forze politiche sociali e culturali della nostra regione.

A richiamarli al senso di responsabilità .

Che siano esempio di rispetto della dignità di tutti i cittadini di questo paese,un esempio quotidiano attuato attraverso anche le difficili scelte amministrative cui sono chiamati ogni giorno.

Perché, molta strada c’è ancora da percorrere e mandare a casa Berlusconi è solo l’inizio di un lungo percorso.

Cominciamo a percorrerlo insieme, uomini e donne del PD!

Cominciamo a farlo con maggiore forza e determinazione, offrendo un prezioso e solidale contributo al progresso della politica e del sistema, affinché le espressioni “cittadinanza duale” e “democrazia paritaria” trovino un senso concreto.

Ritrovando il senso di noi stessi e della nostra dignità umana.
Recuperiamo il modo di ricostruire una trama di relazioni umane significative, di cui bisognerebbe saper far tesoro.

Ritroviamo le tracce del percorso necessario per permettere finalmente alla soggettività femminile di delinearsi nella sua interezza, trovando i propri percorsi di libertà e autonomia - chiari, definiti, intangibili, invendibili - da porre al servizio della collettività.

Riapriamo il dialogo, il dibattito, lo scambio, la comunicazione tra le donne delle istituzioni, dell’associazionismo, delle professioni e del lavoro.

Rimettiamo in rete l’energia, la forza, le esperienze, il punto di vista di uomini e donne.

Sosteniamo la soggettività politica e la partecipazione civica della donne.

Facciamo tutto questo, ricordando soprattutto a tutti e a noi stesse che cosa significhi, profondamente e consapevolmente, esserLO DONNE!.

SE NON ORA QUANDO?.

venerdì 11 febbraio 2011

Prevenzione dei tumori:necessario colmare il gap tra nord e sud. Basilicata:la grande malata d’Italia.


Si è parlato di screening e di malattie che affliggono una numerosa fetta della popolazione lucana, venerdì scorso a Matera al convegno organizzato dalla LILT(Lega Italiana Lotta Tumori), dal titolo:”Si scrive screening si legge prevenzione tumori”, presso l’Auditorium “R. Gervasio”.

Numerosa ed attenta la partecipazione e di rilievo il parteur dei relatori:dal Pres. Naz. LILT, Francesco Schittulli a quello regionale Virgilio paradiso per ciò che concerne ”l’associazione che da anni costituisce il braccio operativo del Ministero della Salute per il suo impegno nella prevenzione”-come ha dichiarato lo stesso Schittulli.

Al tavolo erano presenti rappresentanti del mondo del volontariato (oltre alla LILT anche il Pres. Reg. AVIS Genesio de Stefano),istituzionale- l’Ass.Reg.Sanità, Attilio Martorano ed Antonio Federici, della direzione generale di prevenzione sanitaria del Ministero della salute, ed infine, anche rappresentanti della sanità lucana come Vincenzo Barile (Resp.Screening alla mammella),Rocco Maglietta (Dir.CROB Rionero)ed Angelo Sigillito (Resp.screening colon retto).

Un convegno che ha segnato un ulteriore passo in avanti nella lotta e nell’informazione sulla malattia del secolo, che di numerose vittime è troppo spesso sempre più causa nella nostra regione e in tutte le aree territoriali in cui è suddivisa.

Nel giugno 2010, infatti,sul mensile TERRA, è apparsa un’indagine effettuata dal responsabile OLA Pietro Dommarco, nella quale appaiono dei dati davvero poco entusiasmanti circa le tipologie tumorali e la loro incidenza diversificata nelle varie aree della nostra regione.(vedi BOX).

E sempre sulla stessa scia, un’altra relazione interessante effettuata dalla giornalista Maria Ingrosso circa le “malattie oncologiche” rilevava “un’allarmante aumento delle patologie tumorali in Italia”,con riferimento a dati ricavati dal Registri regionali dei tumori e dall’Istat.

Quanto è emerso è preoccupante:si registra, infatti, dal 1970 al 2010, una diminuzione dell’incidenza dei tumori sulla popolazione italiana che è in netta contraddizione con la tendenza lucana. Nel senso che, mentre nel resto d’Italia e nelle regioni a noi limitrofe, si registra una diminuzione anche di casi di morte dovuti a malattie tumorali, in Basilicata avviene il contrario.

I fattori che influenzano queste patologie sono molteplici:cattiva alimentazione, cattivo stile di vita o ancora cattiva condizione ambientale.

Come ridurre questo preoccupante problema? Sicuramente, per ridurre l’incidenza dei tumori nell’ ”isola felix” lucana è importante una buona prevenzione. La Regione Basilicata, dal 1991 porta avanti una campagna gratuita di prevenzione con pap-test a cui sono sottoposte donne oltre i 30 anni e mammografie per donne oltre i 50 anni da effettuarsi presso le strutture pubblica.

Un’importante iniziativa che affianca altri 2 fondamentali protocolli d’intesa sottoscritti dalla LILT regionale con la Regione Basilicata e con l’AVIS regionale. La collaborazione tra le istituzioni e il mondo del volontariato sembra quindi dimostrarsi un punto di forza nella lotta ai tumori, così come dichiarato dall’Assessore Regionale Attilio Martorano che ha sottolineato la necessità di investire nel sistema di rete rappresentato dall’associazionismo: “ Abbiamo fatto molto in questi anni e possiamo migliorare implementando l’azione corale, come dimostra il protocollo firmato con la LILT .” Mentre il presidente regionale dell’Avis Genesio De Stefano precisa che: “ Serve una nuova cultura della solidarietà in una rete fatta di consapevolezza e di reciprocità”.

Da tutto ciò si nota che vi è la necessità e si avverte l’importanza di un vero percorso culturale in direzione di una sempre maggior diffusione degli strumenti di prevenzione e di rafforzare la collaborazione tra gli attori del mondo sociale e istituzionale. L’obiettivo comune è che l’attuale tendenza di crescita delle patologie tumorali in Basilicata, a differenza di molte altre regioni italiane, possa essere invertita e come dichiarato dal presidente nazionale della LILT, Schettini” il gap che divide il nord e il sud possa essere colmato”. Ma questa volta il federalismo c’entra poco.

TIPOLOGIE TUMORALI IN BASILICATA

Secondo l’inchiesta del mensile Terra

Di Pietro Dommarco

Lagonegrese e area Sud

incremento di tutte le forme di cancro

sia per i maschi che per le femmine

Metapontino

Aumento tumori tiroidei

abbassamento notevole dell’età dei pazienti

Basso Sinni

tumore alla mammella

+46.9

Collina Materana

tumore al colon

+20.8

uomini

Basso Basento Melandro

tumore al colon

donne

l’Alto, il Medio Basento ed il territorio del Bradano

tumore alla prostata

+42.2

Vulture

tumore alla prostata

+84.2

Area Basentana

-linfoma non -Hodgking leucemia mieloide

+28.7 per i maschi,

+5 per le femmine

tra i 40 e i 70 anni

Val d’Agri

Val Camastra

leucemia mieloide non ereditaria

aumenti medi pari a 10.3.

Viggiano,

Vulture, Meandro,

Val Sarmento

tumore al pancreas

+16,

+15,

+17.1,

+8.5,

+4.6


da Controsenso del 9 febbraio 2011

venerdì 4 febbraio 2011

La parola che ti manca


Colpisce circa l’8% dei bambini in età prescolare, mentre in età scolare la percentuale scende fino al 2%: una differenza del 6% che non scompare, anzi generalmente evolve fino ai 14 anni dando vita a disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e, in misura minore, in disturbi dell’affettività e della condotta: sono i dati sui disturbi specifici del linguaggio (DSL).

I DSA rappresentano le difficoltà di molti bambini in età evolutiva a imparare a leggere, scrivere e a fare i conti in assenza di deficit cognitivi, sensoriali e psicologici. I DSA, quindi, non sono una “malattia”, ma un disturbo che, se non riconosciuto e trattato, può comportare un impatto negativo per l’autostima e la qualità della vita scolastica e familiare del bambino. Tra i DSA la dislessia assume un ruolo fondamentale perché è il più ‘invalidante’ e anche il più visibile, in quanto caratterizzato da difficoltà a effettuare una lettura rapida e/o accurata. Questo problema è inatteso in rapporto alle altre abilità cognitive, in quanto l`intelligenza è integra, e non è spiegabile in termini di inadeguata istruzione scolastica, o dalla presenza di deficit visivi o neurologici.
Ogni genitore può notare difficoltà di apprendimento del bambino già nel primo anno di scuola. Già dopo pochi mesi è infatti riscontrabile un’incapacità di riconoscimento delle lettere, lentezza eccessiva nella lettura, molti errori nella scrittura. La diagnosi di dislessia avviene generalmente in seconda elementare, ma alcuni interventi sulla fonologia e codifica scritta dei suoni alfabetici e sulla loro analisi visiva si possono già svolgere a metà anno della prima classe. Interventi precoci di questo tipo rendono automatici e più veloci i processi di apprendimento. Viceversa, in presenza di disturbo diagnosticato in seconda elementare o più tardi, il trattamento riabilitativo è immediatamente necessario.
Le ripercussioni psicologiche e sociali, quindi non solo scolastiche, possono essere molte.

Quelle psicologiche più frequenti sono un basso livello di autostima, un alto grado di frustrazione, un senso di inadeguatezza personale e sociale ed anche una scarsa motivazione al cambiamento. A livello scolastico, in assenza di un intervento precoce, le conseguenze più rilevanti possono andare dalla difficoltà di accesso ai saperi minimi previsti dal programma ministeriale a veri e propri fenomeni di inadeguatezza sociale, sino ad arrivare al fenomeno della dispersione scolastica e allo scarso successo nel mondo del lavoro, come più volte segnalato dal Ministero dell’Istruzione.
Tra i DSA, la dislessia assume un ruolo fondamentale perché è il più ‘invalidante’ e poco conosciuto. Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica e perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. “Questo disturbo – spiega Cristiano Termine, membro del direttivo nazionale dell’Associazione Italiana Dislessia (AID) – interessa il 4% della popolazione generale con una lieve prevalenza per il sesso maschile. L’assistenza, ovvero la diagnosi e il trattamento della dislessia, avviene nell`ambito dei servizi dedicati all’età evolutiva (o nelle Unità Operative di Neuropsichiatria Infantile), presenti in tutte le Aziende Sanitarie. La principale fonte di sostegno alle famiglie e ai dislessici è rappresentata dall`Associazione Italiana Dislessia, che riunisce genitori, dislessici adulti, tecnici (neuropsichiatri infantili, psicologi, logopedisti) ed insegnanti, ovvero tutte le figure che sono direttamente implicate nella presa in carico delle problematiche della dislessia".

Organizzato a seguito dell'entrata in vigore della legge 170 del 2010 sui Disturbi specifici per l'apprendimento, il convegno tenutosi a Matera lo scorso 26 gennaio su iniziativa dell’AID Matera e sostenuta dai Lions Club “Matera Host”, Lions Club Policoro,"Dislessia punto a capo, per comprendere e progettare un nuovo inizio", è stato un importante momento di discussione collettiva, per far meglio comprendere il fenomeno dislessia, le sue problematiche e cominciare al contempo a discutere delle novità normative e del ruolo riservato agli insegnati nella diagnosi e cura del disturbo.

La legge 170/2010 prevede un ruolo attivo degli insegnanti nell'individuare precocemente il rischio. Inoltre, secondo la nuova normativa, gli insegnanti sono chiamati a comunicare l'esistenza del disturbo alle famiglie e a introdurre gli appositi strumenti compensativi e dispensativi. L'incontro è stato l’occasione per discutere anche di come favorire un dialogo costruttivo sulle prospettive applicative della legge, in vista della prossima realizzazione dei decreti attuativi.

La partecipazione del mondo associazionistico, scolastico, sanitario ed istituzionale ha dimostrato quanto il problema dislessia interessi tutta la società come afferma la Pres. AID Matera,Cristina Corazza:” il coinvolgimento e la partecipazione attenta e numerosa al convegno è il dato più significativo ed eclatante da evidenziare. Un Auditorium gremito di gente interessata soprattutto a comprendere le problematiche che investono il mondo della dislessia e come cambia a livello legislativo il modo di intervenire sul disagio psicologico e sociale del dislessico.

Riscontri positivi sono giunti soprattutto dal mondo degli insegnanti, che hanno richiesto alla nostra associazione momenti di alta formazione per acquisire strumenti e tecniche per agevolare l’apprendimento dei soggetti interessati da questa patologia. Un altro dato che mi piace sottolineare, è anche la maggiore collaborazione ed interesse mostrata dalle istituzioni, nelle persone dell’Assessore Regionale della Sanità, Attilio Martorano e quello dell’Assessore Regionale alla Formazione e Lavoro, Rosa Mastrosimone.”

“Aldilà della soddisfazione data dalla riuscita del Convegno, c’è ancora molto da fare”-continua la Corazza, sottolineando come” in regione e soprattutto nella nostra provincia, non si hanno dei dati precisi che possano darci una più chiara lettura del fenomeno Dislessia. In questo senso dei dati interessanti ci vengono forniti dall’Ufficio Scolastico Provinciale e dell’Asm, ma non offrono una reale cognizione. Pertanto, la legge appena approvata sia a livello Nazionale che regionale, ci consente di iniziare un primo censimento della problematica e di progettare nuovi strumenti per affrontare la dislessia”

Perché come dichiarato in sede di convegno Giacomo Stella, fondatore AID e promotore della legge,”Uno dei problemi della dislessia è quello di vincere lo scetticismo della gente”.

E dall’AID di Matera, preannunciano che un altro convegno, in collaborazione con l’ASM, è in programma per il 5 marzo p.v.

Perché l’informazione e la formazione sono i primi strumenti e forse tra i più efficaci per conoscere ed affrontare lo scetticismo imperante.

articolo apparso su Controsenso del 2 febbraio 2011